OFFENSIVA E SURREALE LA PROPOSTA CHE RIDUCE AL 10% LE IMPOSTE SUI REDDITI DA LOCAZIONI BREVI

 

DANNI GRAVI PER LE IMPRESE E PER I CITTADINI, CHIEDIAMO CHE L’EMENDAMENTO VENGA RESPINTO SENZA ESITAZIONI

“La proposta di ridurre la tassazione sulle locazioni brevi genera gravi danni, sia per le imprese che rispettano le regole e pagano le imposte, sia per i cittadini alla ricerca di una casa in affitto. Chiediamo a chi l’ha presentata di ritirarla e ci appelliamo a tutti i componenti il Parlamento affinché, nel caso in cui venga messa al voto, la respingano senza esitazione.”

 

E’ questo il commento di Federalberghi alla notizia di un emendamento alla legge di bilancio, che propone di portare al 10% il prelievo sugli affitti turistici, dimezzando l’aliquota di favore del 21% che è stata definita con la manovrina di primavera.

 

“L’aliquota del 10% nacque con una finalità sociale, per favorire la stipula di contratti di affitto a canone concordato e ridurre le tensioni sul mercato dell’edilizia residenziale. Estendere l’incentivo alle locazioni turistiche comporterà l’effetto opposto e promuoverà l’espulsione delle famiglie dai centri storici. Inoltre, non si comprende quale sia la logica che porti a premiare soggetti che operano al di fuori di ogni regola, spesso gestendo centinaia di alloggi”.

 

“Il carico fiscale-contributivo che grava su un’impresa italiana di medie dimensioni, secondo la Corte dei Conti, è pari al 64,8%, venticinque punti percentuali in più della media UE. In un paese normale, la discussione sulla legge di bilancio metterebbe al centro la riduzione delle imposte che gravano su chi lavora nel rispetto delle regole, senza lasciare nessuno spazio a proposte offensive e surreali che strizzano l’occhio agli abusivi e evasori”.

 

 

LE BUGIE DELLA SHADOW ECONOMY

 

Il monitoraggio sul mercato degli affitti brevi, che Federalberghi realizza con il supporto tecnico di Incipit consulting ed Inside Airbnb, ha censito nel mese di agosto 2017 ben 261.443 annunci pubblicati sul portale Airbnb.

 

I risultati smentiscono ancora una volta le grandi bugie che vengono raccontate in merito alla cosiddetta sharing economy, che sarebbe più corretto chiamare “shadow economy”.

 

Non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte (il 70,3%) degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno.

 

Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito, sono attività economiche a tutti gli effetti: più della metà (58,3%) degli annunci sono pubblicati da inserzionisti (host) che gestiscono più alloggi, con casi limite di soggetti che gestiscono più di 500 alloggi.

 

Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci (72,2%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno.

 

Non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta: questa mappa indica la posizione di tutti i 261.443 alloggi, mostrando con chiarezza come essi siano concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.