“Il mondo delle imprese turistico ricettive è fortemente provato da una pressione fiscale che va oltre ogni sostenibilità e che si mantiene superiore alla media dei paesi dell’eurozona. Con l’insediamento del nuovo governo non possiamo che auspicare che le cose cambino davvero, dal momento che allo stato attuale nessun autofinanziamento è possibile, nessun carburante può spingere l’innovazione e la competitività nelle nostre imprese”.
Sono le parole del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, pronunciate a ridosso della scadenza del pagamento di Imu e Tasi. Lunedi 18 giugno infatti i comuni andranno “all’incasso” della prima rata 2018 per le principali categorie di immobili quali prime case di lusso, seconde case, negozi, uffici, capannoni e terreni non agricoli.
“La tassazione sugli immobili, nelle sue diverse componenti, ha raggiunto un peso insostenibile – prosegue Bocca – Stimiamo che gli alberghi italiani paghino ogni anno circa 894 milioni di euro solo di Imu e Tasi, equivalenti ad una media di 26.956 euro per albergo e 819 euro per camera. L’onere è aggravato dal fatto che l’imposta si paga anche se la struttura è chiusa o vuota”.
“Ciò mette in evidenza l’unica misura adottabile – spiega il presidente di Federalberghi – E’ vitale la riduzione della pressione fiscale sui beni strumentali, escludendo gli immobili strumentali dall’Imu, o quantomeno rendendola interamente deducibile dal reddito d’impresa”.
“Buona parte dell’imposizione sulle nostre attività – conclude Bocca – deriva dai livelli territoriali di governo, rispetto ai quali proponiamo di commisurare TARI e TASI all’effettivo utilizzo della struttura: è ingiusto pagare anche quando si sta chiusi”.