L’ipotesi di riduzione del ricorso ai contratti a termine inserita nel cosiddetto “decreto dignità” vede la netta contrarietà delle aziende della ristorazione. I contratti a termine costituiscono uno strumento vitale e necessario per tutto il comparto del fuoricasa, caratterizzato da stagionalità e picchi di lavoro difficili da prevedere. Le misure ipotizzate dal decreto, come la reintroduzione della causale e maggiori costi a carico delle imprese, segnano un pericoloso ritorno al passato e rischiano di cancellare la flessibilità regolare a vantaggio delle formule contrattuali davvero penalizzanti come le partite IVA. È questa la posizione espressa dalla Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi.
Ufficio Stampa FIPE
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